SALVATORE D’APRANO

SALVATORE D’APRANO
 dal CANADA, il poeta italiano dei sentimenti e dei buoni valori che edificano un mondo migliore e rendono la poesia necessaria al nostro cuore
 Salvatore D’Aprano nasce a Castelforte, provincia di Latina il 28 / 11 / 1940 e dal 1960 vive in Canada.
Autodidatta, scrive dal 1980 e ha pubblicato in Italia tre raccolte di Poesie: la prima dal titolo “Alla mia patria”,  Edizioni Caramanica nel 1987;  la seconda “Le radici dell’anima”, Edizioni Libroitaliano” nel 2002 e “Oltre cielo e mare” nel 2009, regalo della Casa Editrice “NUOVI POETI” per il Primo posto assoluto ottenuto al Concorso “Spazio Autori”. Le sue liriche sono presenti in 63 Antologie Nazionali e Internazionali. Dal 2007 ha incominciato a partecipare ai Premi Letterari italiani ottenendo
lusinghieri successi, vincendo numerosi Primi, Secondi e Terzi Premi.È iscritto alla S.I.A.E.
Oltre al nostro stupendo e musicale idioma, scrive il francese, l’inglese e lo spagnolo.

L’Arcobaleno
 È una gioia contemplare
un insperato arcobaleno
che repentino appare
nel bel cielo ormai sereno
dopo la pioggia torrenziale
d’una mattinata uggiosa.
Gaia pennellata di colori
che propaga l’allegrezza.
Balsamo per solitari cuori
impregnati di tristezza
pronti a schiudersi e sperare
ad una vita un po’ più rosa.

E fu subito amore
 Quando
incrociai il tuo sguardo
tornando dal mercato
e per la prima volta vidi
i tuoi stupendi occhioni neri,
rimasi folgorato
e per me non ci furono
più misteri.
Sentii mille farfalle
volare nel mio cuore
e fu subito Amore.

O mio Signore

Spegni i Tuoi  astri,                                                            
o mio Signore,
e lasciaci languire nell’oscurità
su questa Terra c’é carenza d’amore
e sovrana regna la malvagità.
Pur se fratelli
siamo sempre in guerra
e tra noi vige la legge del taglione,
soltanto Tu redimer puoi la Terra;
Tu solo puoi condurci alla ragione.
Scaccia dai nostri cuori
l’istinto del rapace
e dei pargoletti donaci il candore,
fa che quaggiù sia oasi di pace
senza più lotte, senza più dolore.
E quando da lassù
vedrai il mutamento
dei famelici lupi che docili
convivono con le inermi pecorelle,
soltanto allora, o mio Signore,
potrai riaccendere nel firmamento
tutte le Tue stelle.

Verrò

Verrò, o padre mio,
in un meriggio assolato
nel silente eremo ove tu riposi
ad accendere un cero
sotto la tua lapide e cambiare i fiori
oramai avvizziti.
Verrò per raccogliermi
davanti alla tua tomba
e discorrere con te, da padre a figlio,
perché ho ancora bisogno
del saggio tuo consiglio.
Per farmi perdonare qualche dispiacere
che, senza volerlo, ti ho arrecato
verrò per rimembrare il passato.
Per confidarti le mie tristezze e pene,
verrò poiché ho il tuo sangue
che scorre nelle vene.
E quando anche per me
suonerà l’ora della dipartita
e la truce Signora colpirà
il mio debole cuore col suo maglio,
dirò addio alla terrena vita
cessando l’oneroso mio travaglio.
E come solevi fare quand’ero bambino
prenderai dolcemente la mia mano
e accompagnerai al cospetto del Divino
il tuo ritrovato figlio che viene da lontano.

La Capinera

Là, tra gli alti
e sempreverdi cipressi
dove regna un silenzio
cupo e misterioso,
dove chi entra
non fa più ritorno
t’hanno portato
o mio diletto sposo.
Là, nella fredda terra
hanno scavato la tua fossa,
hanno piantato la tua croce
affinché riposar tu possa.

Là, dove muore il sole
e rapida scende la sera
vivi nel regno delle ombre,
non rivedrai più
la dolce primavera;
intorno a te vedrai
soltanto tombe.
Ma se su un ramo
vedrai una capinera
quella son’io,
non aver timore.
Quando sei morto tu
son morta anch’io:
non si lascia mai solo
il primo amore.

Delizia e croce

Anche se è inverno
sembra  primavera
quando appari tu,
e in pieno giorno
fai calar la sera
se non ci sei più.
Alterni le emozioni
del mio povero cuore
con la tua presenza;
un giorno mi regali amore
e l’altro indifferenza.
Sei incostante, altera,
caparbia e capricciosa
ma quando vuoi sai essere
carina e meravigliosa.
Sei ombra e luce,
delizia e croce
della mia esistenza.
Mi sei indispensabile
come l’aria che respiro
sei l’unica cosa bella
alla quale aspiro.
Ormai hai la mia vita
nelle tue mani
e sono persuaso che
malgrado la tua indole ribelle
il nostro amore avrà un domani
e riusciremo a toccar le stelle.

Il prezzo del progresso

La frenetica corsa
verso il benessere a tutti i costi
ha  provocato la perdita
dei valori umani
e la nostra malata società,
divenuta più violenta,
ha partorito potenziali Caini
pronti ad accoltellare l’inerme Abele
per una manciata di spiccioli.
Avidi, arrivisti
che venderebbero le loro madri
pur di accedere ad un più alto
gradino sociale.
Uomini senza dignità che, prostrati,
leccano i  piedi e reggon le borse
ai politici del momento,
per ricompense future.
Di fronte a tanta meschinità
rimango perplesso
e trovo alto, vergognosamente alto
il prezzo che dobbiamo al dio progresso.

Il viandante stanco
                                                 
Sono un viandante                  
stanco di peregrinare,
talmente stanco che non so
se sarebbe opportuno fermarmi
oppure continuare
fino alla prefissa meta.
Avrei tanto bisogno
sotto questa calura
di una fonte che disseta
e un’oasi di frescura
per rinfrancare il corpo
e ritrovare la forza di proseguire.
È l’ultimo viaggio
che intraprendo per amore
anche se premonitori segni
mi fanno capire che
difficilmente riuscirò a raggiungere
il tuo arido cuore.
È tardi ormai e mi fermo qui
a questo crocevia
per passare la notte
con l’amica e fedele malinconia
fortemente persuaso che,
almeno lei,
non mi deluderà mai.









 VERBALE VINCITORI TERZA EDIZIONE
CONCORSO 2009/2010