SALVATORE D’APRANO
Autodidatta, scrive dal
1980 e ha pubblicato in Italia tre raccolte di Poesie: la prima dal titolo “Alla
mia patria”, Edizioni Caramanica nel
1987; la seconda “Le radici dell’anima”,
Edizioni Libroitaliano” nel 2002 e “Oltre cielo e mare” nel 2009, regalo della
Casa Editrice “NUOVI POETI” per il Primo posto assoluto ottenuto al Concorso
“Spazio Autori”. Le sue liriche sono presenti in 63 Antologie Nazionali e
Internazionali. Dal 2007 ha
incominciato a partecipare ai Premi Letterari italiani ottenendo
lusinghieri successi,
vincendo numerosi Primi, Secondi e Terzi Premi.È iscritto alla S.I.A.E.
Oltre al nostro stupendo
e musicale idioma, scrive il francese, l’inglese e lo spagnolo.
L’Arcobaleno
È una
gioia contemplare
un insperato
arcobaleno
che
repentino appare
nel bel
cielo ormai sereno
dopo la
pioggia torrenziale
d’una
mattinata uggiosa.
Gaia
pennellata di colori
che
propaga l’allegrezza.
Balsamo
per solitari cuori
impregnati
di tristezza
pronti a
schiudersi e sperare
ad una
vita un po’ più rosa.
E fu subito amore
Quando
incrociai
il tuo sguardo
tornando
dal mercato
e per la
prima volta vidi
i tuoi
stupendi occhioni neri,
rimasi
folgorato
e per me
non ci furono
più
misteri.
Sentii
mille farfalle
volare
nel mio cuore
e fu subito Amore.
O mio Signore
Spegni i
Tuoi astri,
o mio
Signore,
e
lasciaci languire nell’oscurità
su
questa Terra c’é carenza d’amore
e
sovrana regna la malvagità.
Pur se
fratelli
siamo
sempre in guerra
e tra
noi vige la legge del taglione,
soltanto
Tu redimer puoi la Terra;
Tu solo
puoi condurci alla ragione.
Scaccia
dai nostri cuori
l’istinto
del rapace
e dei
pargoletti donaci il candore,
fa che
quaggiù sia oasi di pace
senza
più lotte, senza più dolore.
E quando
da lassù
vedrai
il mutamento
dei
famelici lupi che docili
convivono
con le inermi pecorelle,
soltanto
allora, o mio Signore,
potrai
riaccendere nel firmamento
tutte le
Tue stelle.
Verrò
Verrò, o
padre mio,
in un
meriggio assolato
nel
silente eremo ove tu riposi
ad
accendere un cero
sotto la
tua lapide e cambiare i fiori
oramai
avvizziti.
Verrò
per raccogliermi
davanti
alla tua tomba
e
discorrere con te, da padre a figlio,
perché
ho ancora bisogno
del
saggio tuo consiglio.
Per
farmi perdonare qualche dispiacere
che,
senza volerlo, ti ho arrecato
verrò
per rimembrare il passato.
Per
confidarti le mie tristezze e pene,
verrò
poiché ho il tuo sangue
che
scorre nelle vene.
E quando
anche per me
suonerà
l’ora della dipartita
e la
truce Signora colpirà
il mio
debole cuore col suo maglio,
dirò
addio alla terrena vita
cessando
l’oneroso mio travaglio.
E come
solevi fare quand’ero bambino
prenderai
dolcemente la mia mano
e
accompagnerai al cospetto del Divino
il tuo
ritrovato figlio che viene da lontano.
La Capinera
Là, tra
gli alti
e
sempreverdi cipressi
dove
regna un silenzio
cupo e
misterioso,
dove chi
entra
non fa
più ritorno
t’hanno
portato
o mio
diletto sposo.
Là,
nella fredda terra
hanno
scavato la tua fossa,
hanno
piantato la tua croce
affinché
riposar tu possa.
Là, dove
muore il sole
e rapida
scende la sera
vivi nel
regno delle ombre,
non
rivedrai più
la dolce
primavera;
intorno
a te vedrai
soltanto
tombe.
Ma se su
un ramo
vedrai
una capinera
quella
son’io,
non aver
timore.
Quando
sei morto tu
son
morta anch’io:
non si
lascia mai solo
il primo
amore.
Delizia e croce
Anche se
è inverno
sembra primavera
quando
appari tu,
e in
pieno giorno
fai
calar la sera
se non
ci sei più.
Alterni
le emozioni
del mio
povero cuore
con la
tua presenza;
un
giorno mi regali amore
e
l’altro indifferenza.
Sei
incostante, altera,
caparbia
e capricciosa
ma
quando vuoi sai essere
carina e
meravigliosa.
Sei
ombra e luce,
delizia
e croce
della
mia esistenza.
Mi sei
indispensabile
come
l’aria che respiro
sei
l’unica cosa bella
alla
quale aspiro.
Ormai
hai la mia vita
nelle
tue mani
e sono
persuaso che
malgrado
la tua indole ribelle
il
nostro amore avrà un domani
e
riusciremo a toccar le stelle.
Il prezzo del progresso
La
frenetica corsa
verso il
benessere a tutti i costi
ha provocato la perdita
dei
valori umani
e la
nostra malata società,
divenuta
più violenta,
ha
partorito potenziali Caini
pronti
ad accoltellare l’inerme Abele
per una
manciata di spiccioli.
Avidi,
arrivisti
che
venderebbero le loro madri
pur di
accedere ad un più alto
gradino
sociale.
Uomini
senza dignità che, prostrati,
leccano
i piedi e reggon le borse
ai
politici del momento,
per
ricompense future.
Di
fronte a tanta meschinità
rimango
perplesso
e trovo
alto, vergognosamente alto
il
prezzo che dobbiamo al dio progresso.
Il viandante stanco
Sono un
viandante
stanco
di peregrinare,
talmente
stanco che non so
se
sarebbe opportuno fermarmi
oppure
continuare
fino
alla prefissa meta.
Avrei
tanto bisogno
sotto
questa calura
di una
fonte che disseta
e
un’oasi di frescura
per
rinfrancare il corpo
e
ritrovare la forza di proseguire.
È
l’ultimo viaggio
che
intraprendo per amore
anche se
premonitori segni
mi fanno
capire che
difficilmente
riuscirò a raggiungere
il tuo
arido cuore.
È tardi
ormai e mi fermo qui
a questo
crocevia
per
passare la notte
con
l’amica e fedele malinconia
fortemente
persuaso che,
almeno
lei,
non mi
deluderà mai.
CONCORSO 2009/2010